Alfre’, areggime er posto

Il Presidente Napolitano per ora ha detto NO. Berlusconi, nell’incontro di ieri sera, gli ha proposto un decreto che sposti di qualche giorno la data delle elezioni e consenta di riammettere tutte le liste escluse.

Napolitano ha detto pure “aspettiamo le sentenze dei TAR”, i tribunali regionali che stanno vagliando, in Lombardia e nel Lazio, l’ammissibilità o meno delle liste nella prossima competizione elettorale. Cosa possiamo aspettarci da queste sentenze, a soli 23 giorni dal voto?

Ipotesi 1: tutte le liste vengono riammesse. Si tratta di una possibilità ritenuta assai improbabile.

Ipotesi 2: in Lombardia viene esclusa la lista Formigoni e con essa tutte le liste apparentate; nel Lazio viene esclusa la sola lista del Pdl. In questo caso, in Lombardia gli elettori del centro destra si troverebbero privi dei partiti di riferimento da votare, mentre nel Lazio potrebbero far convergere i loro voti sulle liste della candidata Polverini e degli altri partiti apparentati.

Ipotesi 3 (data per probabile questa mattina da diversi commentatori): la lista Formigoni in Lombardia viene riammessa, dunque in quella regione gli elettori del Pdl avrebbero il loro candidato da votare. Nel Lazio, invece, viene confermata l’assenza della lista Pdl dalla provincia di Roma per mancata presentazione ma restano tutte le altre di sostegno a Renata Polverini.

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Tutti e tre questi scenari hanno una sola e unica causa: la superficialità e l’arroganza di coloro che avrebbero potuto e dovuto rispettare la legge e non lo hanno fatto, confidando nella possibilità di “sistemare” le cose nel solito modo, aggirandola o cambiandola come gli fa più comodo. E il risultato è che, ancora una volta, non si discutono problemi e soluzioni che partiti e candidati propongono ai cittadini e gli elettori vengono ridotti a spettatori.

Il risultato è che non si parla degli sviluppi dell’inchiesta sulla protezione civile o delle limitazioni alla libertà cui è sottoposta l’informazione della Rai.

In tutti i casi, le grida sconnesse che provengono da molti esponenti della destra, “rapina”, “siamo pronti a tutto”, “daremo una prova di forza”, dovrebbero rivoltarsi contro quei signori dei loro partiti le cui faccione ancora campeggiano sui muri delle nostre città.

Quelli che hanno già speso decine e decine di migliaia di euro per assicurarsi un seggio in consiglio regionale continuando a fare da lì i propri interessi e non certo quello dei cittadini che li avrebbero votati; quelli che li manovrano, finanziando le campagne elettorali loro e quelle dei candidati presidenti: è dedicata a loro la legge che pensano di partorire. E con loro se la dovrebbero prendere gli elettori del centro destra eventualmente impossibilitati a votarli.

Siamo alle solite: in questo Paese, per alcuni, il rispetto della legge è un optional. In fila ci sta sempre qualcun altro: loro c’hanno di meglio da fare.