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I pirati e i presunti difensori degli autori

Seminare la paura è una pratica alla quale da qualche tempo ci hanno abituato governanti e potenti che avrebbero invece il dovere di occuparsi della tutela dei diritti di tutti.

E’ così che, alla notizia della Festa dei pirati che abbiamo organizzato per sabato 20 marzo al Teatro Capranica a Roma, Tullio Camiglieri (indovinate per chi ha lavorato questo signore?) Coordinatore del Centro Studi (ma de che? sfido chiunque a trovare nel blog uno studio purchessia) per la difesa dei diritti degli autori e della libertà di informazione, grida al lupo attribuendoci la responsabilità di gettare sulla strada “centinaia di migliaia di persone impiegate nel cinema, nell’editoria, nei giornali e nell’industria musicale”.

Sempre la solita storia, si ergono a difensori dei diritti di qualcuno (ma come? cosa ha fatto il Centro Studi per difendere gli autori e la libertà di informazione?) per impedire che si discuta e si trovino soluzioni per tutelare un diritto di tutti: quello alla conoscenza, al libero scambio del sapere e delle informazioni senza pagare ingiusti balzelli (“equo” compenso?) o ricalcare per il web norme superate anche fuori.

“Senza i ricavi non ci saranno più investimenti e non avrà più senso destinare risorse economiche alla realizzazione di un film, di un documentario, di un nuovo giornale o di una produzione musicale”, dice il prode, con buona pace di tutti coloro che ogni giorno investono risorse, creatività e intelligenze producendo e condividendo contenuti attraverso Internet.

Faccia un giro al centro di Roma, sabato prossimo, dottor Camiglieri: se non altro avrà modo di raccogliere qualche interessante ricerca ed esperienza per nutrire il suo tristemente nudo blog.

Sulla Festa dei pirati, per saperne di più, andate sul gruppo di Facebook e condividete l’evento.

Qui un’intervista che mi ha fatto il blogger e amico Damiano Zito il giorno della Festa dei Pirati

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Pirati a Roma per la Rete libera

Il 20 marzo il Teatro Capranica a Roma, dalle 11 alla notte, sarà il luogo per incontri, discussioni, divertimento con blogger, attivisti e artisti della Rete: per un giorno, l’innovazione e la creatività caleranno tra gli stucchi e le colonne di un vecchio palazzo al centro della cittadella del potere, nella Festa dei pirati.

Per un giorno, difensori della libertà di conoscenza, untori di mp3, politici, hacker e amministratori si confronteranno sulle modalità con le quali avviene oggi la produzione e condivisione del sapere. Un sapere profondamente cambiato dalle tecnologie digitali e con il quale tutti dobbiamo confrontarci.

Per un giorno, proveremo a discutere di come siano cambiatati la produzione e il consumo di cultura, di quanto siano obsolete (e di come risultino inefficaci) le norme che regolano il diritto d’autore nel mondo dei bit, di come superare il divario culturale, oltre che di accesso, al sapere digitale, di come respingere al mittente ogni tentativo di limitare la libertà che si esprime attraverso la Rete.

Per un giorno, protagonisti sulla scena non saranno l’ennesimo articolo sui pericoli virtuali o la denuncia di qualche etichetta musicale a difesa dei propri interessi, ma la molteplicità delle produzioni indipendenti, la ricchezza del mix e del remix, la passione del download e dell’upload, le mille gioie della rete.

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Lifting, ma solo per il blog

Abbiamo rinnovato il mio blog.  Mi hanno aiutato gli amici di nois3lab che condividono le comuni battaglie per la rete libera, emettendo una fattura al salato prezzo di 1 euro.

Da oggi parte il tam tam in rete e sono attivi nuovi strumenti di partecipazione: condividete i contenuti del blog se vi sembrano degni, se avete un account su Facebook diventate fan della mia pagina pubblica (il mio profilo è quasi saturo) e se usate Twitter seguitemi anche là. Grazie.

Bavaglio

Ti illudi che il limite sia stato raggiunto, ma ecco che ti tramortisce l’ennesima mazzata: il voto della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai di ieri sospende i programmi di approfondimento politico per un mese prima del 28 marzo, data delle elezioni regionali. Composte e ben spartite tribune elettorali oppure ciccia.

Facciamole nelle piazze, scriveva ieri sera un amico su Facebook; proposta da considerare, data la diffusione di Internet e banda larga in Italia.

Mi pare la giornata giusta per riguardarsi questo:

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Qualcuno ci prenderà per pazzi

Ma fermatevi a pensare per un momento cosa può significare equiparare qualsiasi contenuto di video informazione che viaggia nella Rete alle regole delle emittenti televisive. Riepilogate nella vostra mente ogni video che avete visto scorrere sul vostro schermo: le risate per qualche servizio beffardo, l’indignazione per un pezzo di denuncia, la gioia per aver appreso informazioni che nessun telegiornale o talk show vi racconta.

Ecco, ora pensate alla possibilità che questi contenuti siano disponibili a un prezzo così alto, per la libertà di chi li ha fatti circolare finora, da non essere, di fatto, più utilizzabili.

Se venisse approvato il decreto Romani la conseguenza sarebbe di trasformare la Rete in una grande Tv, come suggerisce Guido Scorza.

Così Enzo (video qui sotto) e Claudio hanno pensato di appellarsi a Mr. Obama. E il 20 febbraio alle 16 ci troveremo a piedi scalzi, incatenati e bendati, davanti all’ambasciata degli Stati Uniti a invocare il Presidente perché salvi la Internet italiana:

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Libera rete in libero Stato

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Da ultimo ci si è messo il presidente del Senato: “Facebook è peggio che negli anni ’70”, uscendo da un Consiglio dei ministri nel quale si è solo rinviato un provvedimento di legge che in rete dovrebbe “sanzionare chi supera determinati limiti”.

La lista è lunga, e la “Carta dei cento per il libero WiFi” che abbiamo firmato neppure un mese fa, invocando che non fosse prorogato anche quest’anno il decreto Pisanu, sembra lontanissima dalla tempesta che tormenta la rete in questi giorni.

Ma non è che prima si stesse meglio.
Gli 800 milioni destinati alla banda larga desparecidi, i disegni di legge della maggioranza che giacciono in Parlamento e che mirano tutti a ridurre e controllare le libertà di espressione in Internet (Carlucci contro l’anonimato, Lussana per il “diritto all’oblio”, Pecorella e Costa sull’estensione ai blogger delle norme sulla stampa, Barbareschi con l’obbligo per i provider di controllare la circolazione dei contenuti), lo sventato emendamento D’Alia contenuto nel pacchetto sicurezza e l’obbligo di rettifica dell’incostituzionale decreto Alfano…
Tutti provvedimenti (qui lo stato dettagliato dell’arte) animati dall’ansia della sorveglianza e della punizione verso un luogo nel quale le idee (anche quelle strampalate o deprecabili) circolano in libertà.

Abbiamo pubblicamente iniziato il 14 luglio (in piazza, perché qui e altrove lo facciamo da un pezzo) e non ci stancheremo mai di ripeterlo: per la rete non servono “leggi speciali”, occorrono invece riforme che ne recepiscano la potenzialità innovatrice e ne garantiscano il libero dispiegarsi.

Internet è la nostra casa, la nostra biblioteca, il nostro bar e la nostra piazza: non vi consentiremo di metterle i lucchetti.

Per questo il 23 dicembre vi chiediamo di trovarci a Roma, in Piazza del Popolo, dalle 17.00 alle 19.00 e di condividere l’appello lanciato da Diritto alla rete e dall’Istituto per le Politiche dell’Innovazione insieme ad Alessandro Gilioli, Guido Scorza, il gruppo del Popolo Viola con Francesco Nizzoli e Emanuele Toscano, Pippo Civati, Gianfranco Mascia, Claudio Messora, Enzo Di Frenna, la sottoscritta e molti altri.

Aderite e condividete la pagina su Facebook, Libera rete in libero Stato.

Il testo del manifesto dell’iniziativa, in italiano e in inglese:

Libera Rete in libero Stato

Internet è una piazza libera. Una sterminata piazza in cui milioni di persone si parlano, si confrontano e crescono.
Internet è libertà: luogo aperto del futuro, della comunicazione orizzontale, della biodiversità culturale e dell’innovazione economica.
Noi non accettiamo che gli spazi di pluralismo e di libertà in Italia siano ristretti anziché allargati.
Non lo accettiamo perché crediamo che in una società libera l’apertura agli altri e alle opinioni di tutti sia un valore assoluto.
Non lo accettiamo perché siamo disposti a pagare per questo valore assoluto anche il prezzo delle opinioni più ripugnanti.
Non lo accettiamo perché un Paese governato da un tycoon della televisione ha più bisogno degli altri del contrappeso di una Rete libera e forte.
Non lo accettiamo perché Internet è un diritto umano.
Libera Rete in libero Stato.

Sono sempre stato uno strenuo sostenitore di Internet e dell’assoluta mancanza di censura” (Barack Obama, discorso agli universitari cinesi, Shangai, 16 novembre 2009).

Free Internet in a free Country – Free Internet in a free Italy

The internet is a free space.
It is an endless place in which millions communicate, exchange ideas and grow.
The internet is freedom: it is the open space of the future, of horizontal communication, cultural diversity and economic innovation.
We cannot accept that pluralism and freedom in Italy be limited instead of broadened.
We cannot accept it because we believe that, in a free society, openess to others and to their ideas is a value of absolute importance.
We cannot accept it and are prepared to listen to the most repugnant of views.
We cannot accept it because Italy, a country ruled by a television tycoon, needs more than other nations the counterweight of a free and strong Network.
We cannot accept it because the internet is a human right.

Free Internet in a free Country
Free Internet in a free Italy

Arrivederci al 23!

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